comunicato 093/2013 indice news
GDP 9 GIUGNO 2013
TORNA NAPOLEONE…
LA PIRAMIDE AL CASTELLO DI MARENGO
di Aldo A. Mola
Il 5 maggio 1805 Napoleone, imperatore dei Francesi dal 2 dicembre dell’anno prima, e prossimo all’incoronazione in Milano a Re d’Italia presiedette alla solenne posa della prima pietra della Piramide che avrebbe ricordato a Marengo la vittoria del 14 giugno 1800: saldò tre anelli della “grande storia”, la sua personale, quella dell’età postrivoluzionaria e quella mistica, i cui segreti portava con sé nel misterioso “Libro del destino” rinvenuto nella spedizione d’Egitto del 1798-99. L’Egitto tornò continuamente nell’ideario napoleonico: ne fu documento il Tempio edificato e incendiato alla Porta della Riconoscenza a Milano il 15 agosto 1807…
Veduta da lontano la piana di Marengo, presso Alessandria della Paglia, poco a est della confluenza tra Tanaro e Bormida, in tutte le stagioni è un’esile linea di brume, ora gelide, ora opache. Ne esala la Storia. Remota nel tempo, la battaglia del 14 giugno 1800 tra l’Armata di Riserva guidata da Napoleone e quella austriaca agli ordini del feldmaresciallo Melas risulta caotica zuffa, dall’alba al tramonto di una giornata torrida, tra migliaia di fanti e di cavalieri, tra ordini e contrordini e rullio di tamburi. Tutto tra gli spasimi degli agonizzanti, le urla dei feriti, il crepitio di fucili più fragorosi che precisi e il rombo di cannoni, pochi ma micidiali per chi veniva investito dalla loro mitraglia. Veduta due secoli dopo, quella di Marengo è una delle centinaia di battaglie che le Potenze europee trovarono comodo combattere nella fertile, popolosa, ricca Pianura Padana per tenere la guerra lontana dalle loro case. Non fu un assedio concluso con l’espugnazione di una città e il massacro della popolazione, ma una sorta di grande manovra militare in campi pressoché desolati. I due comandanti si batterono con determinazione pari alla cortesia cavalleresca.
Anche veduta da lontano quella giornata risulta comunque decisiva per l’Italia. Poco dopo mezzogiorno Melas scrisse all’imperatore Francesco II d’Asburgo di aver sconfitto l’Armata di Napoleone Bonaparte, Primo Console. Ma in poche ore l’esito venne capovolto. Proprio quando i francesi, ormai in vulnerabile linea obliqua, stavano ripiegando, richiamato dal fragore delle cannonate il trentaduenne generale Louis Charles Antoine Desaix sopraggiunse con i cinquemila uomini del corpo spedito da Napoleone verso sud-est. Era in corso una partita enorme. Costretti i francesi di Massena a sgombrare Genova, gli inglesi progettavano di sbarcare tra Marsiglia e Tolone per richiamare a sud le armate schierate sul Reno e attaccare la Francia da nord. Sarebbe stata la fine del sogno nato tra il 1789 e Termidoro, con la prima campagna di Napoleone in Italia e tante repubbliche sorte sull’esempio di quella francese. Tutto si giocò in poche ore: Desaix guidò la carica e travolse il nemico ma fu colpito a morte. Eroe sacrificale. Sul campo di Marengo Napoleone Bonaparte ebbe il meglio dei generali che legarono il nome alle sue vittorie: Lannes, Gioacchino Murat, Kellerman, Bessières, Berthier…Anche i comandanti asburgici erano sperimentati e valorosi, incluso il giovane Neipperg..
Guadagnato il potere con il colpo di stato del 18 brumaio 1799 ordito da suo fratello Luciano, il vero politico della famiglia, coi poteri di Primo Console Napoleone era giunto in Italia dal passo del Gran San Bernardo: meglio di Annibale, secondo quando egli stesso scrisse orgogliosamente nelle “memorie di Sant’Elena”. Anziché puntare sull’Armata di Melas, attestata tra Piacenza e Genova, andò diritto a farsi festeggiare in Milano. Poi tentò il nemico, l’aggredì e a Marengo lo sconfisse. Sommò la virtù e la fortuna. Ottenne il Nord-Ovest sino al Quadrilatero: la linea nel 1859 raggiunta da suo nipote Napoleone III e da Vittorio Emanuele II di Sardegna. La storia si ripete…
Per solennizzare la vittoria, coniò il celeberrimo Marengo d’oro (moneta del valore di venti lire), che recava sul dritto Minerva Armata e sul retro il motto Liberté-Egalité, Eridania, nome classico della Valle del Po. Quel giorno Bonaparte non vinse solo gli Austriaci ma anche i nemici interni, a cominciare dal generale Moreau, che non lo aiutò affatto.
Veduta da lontano Marengo è però anche altro: la ri-velazione dell’ispirazione segreta di Napoleone. Sette giorni prima del Solstizio d’Estate 1800 il Primo Console scommise sulla Vera Luce. Questo è il terreno di nuove ricerche. Nel 1798 il trentenne Bonaparte salpò per l’Egitto per recidere i garretti dell’Inghilterra strappandole i domini coloniali diretti e indiretti, dal Vicino Oriente all’India. Nella tappa a Malta, che sottrasse ai Cavalieri Giovanniti (o di Rodi o “di Malta”), ai quali poi contrappose i Templari, secondo François Collaveri, massimo studioso di quell’affascinante trama, Napoleone venne iniziato alla Massoneria: non al Rito Scozzese antico e accettato (istituito a Chrarleston nel 1801 e poi da lui protetto) ma forse proprio a un rito egizio: retaggio di Cagliostro. Da lì l’appassionamento per il culto solare, al quale rese omaggio il 12 agosto 1799. Vinta la battaglia delle Piramidi, mentre ben altro urgeva (la sua flotta era stata distrutta dagl’inglesi di Horatio Nelson ad Abukir) Napoleone trascorse la notte nella Camera del Faraone nella Piramide di Cheope, come avevano fatto Alessandro Magno e Caio Giulio Cesare: uomini del Destino (o Cosmico-Storici, come scrisse il filosofo Hegel). Era in cerca della Parola Perduta. Quale risposta ebbe?
Ora Marengo è terra fertile per la ricerca del Tempo. Ideata ora si erge una nuova piramide a ricordo di quella voluta da Napoleone quando sostò mentre andava a Milano per assumere la Corona Ferrea, emblema della regalità in Italia, ed elevare a viceré suo figlio adottivo Eugenio di Beauharnais: il principe che il 14 giugno 1800 ordinò al suo seguito di scostare i cavalli per non calpestare un asburgico ferito: il valore esige rispetto. La Piramide è sintesi di Misura e di Equilibrio. Insegna che la guerra ha senso se prepara pace durevole e progresso per tutti, a cominciare dalla libertà di culto, inclusi ebrei e islamici rispettosi delle fedi altrui, come gli arabi del seguito di Desaix, il generale Menou ch si convertì all’islam durante la spedizione in Egitto e fu primo Governatore francese del Piemonte, convertitosi in Egitto, e i Mamelucchi fedelissimi all’imperatore. Desaix fu tumulato al Gran San Bernardo, ma è ricordato anche alla Vigna Santa, ove forse cadde, e nel parco di Villa Delavo a Spinetta Marengo. Con Napoleone torna ad Alessandria tanta storia di un’Europa fa: nel segno della Piramide (*).
Aldo A. Mola
(*) “Napoleone e il mistero della Piramide”, tema indagato a fondo da Roberto Giacobbo, conduttore di “Voyager” e direttore del mensile omonimo che salda ricerca e divulgazione, è al centro del convegno “Napoleone e il mistero della Piramide” organizzato al Marengo Museum (Spinetta Marengo, Alessandria, 15 giugno 2013, ore 9.30) dal Centro Mario Pannunzio- Urbano Rattazzi, con interventi di Fabrizio Grossi, Giovanni Guanti, Marco Bragadin, Massimo Barbetta e Aldo A. Mola.